FOSSILI
Bolca è conosciuta in tutto il mondo per i prestigiosi fossili (piante e pesci) dell'Era Terziaria (Eocene Medio, circa 50 milioni di anni), riportati alla luce in diverse località del suo territorio, le più famose delle quali sono la Pessàra, il Postale, il Vegroni, il monte Purga e lo Spilecco.
Nell’ultimo mezzo millennio questi straordinari esemplari, unici per la varietà e lo stato di conservazione, hanno conquistato scienziati, studiosi, geologi e paleontologi, ma anche capi di stato, papi, uomini di governo ed ambasciatori, e sono andati ad arricchire i più prestigiosi Musei di Scienze Naturali d’Italia e del mondo (Parigi, Londra, Vienna, Monaco di Baviera, Budapest, Edimburgo, Dublino, Zurigo, New York, Washington, Mosca solo per citarne alcuni) ed innumerevoli collezioni private (tra le più antiche ricordiamo quelle di G. Fracastoro, F. Calceolari, Papa Sisto V, L. Moscardo, S. Maffei, Gazzola, Canossa, Séguier, etc.).
Grandi studiosi hanno esaminato e scritto dei fossili di Bolca da cinquecento anni a questa parte e continuano ancora a farlo per trovare risposta a vecchi e nuovi interrogativi sulla storia della terra e sull’evoluzione delle specie. Per questo giungono ancora oggi a Bolca da tutto il mondo.
Ogni anno sono decine di migliaia le persone, numerose dall’estero, che vengono a visitare il Museo dei Fossili, la casa-museo della famiglia Cerato, le cave del Postale e della Pessàra; molti gli studenti (quindicimila circa) che effettuano l’annuale gita scolastica sui monti della Val d’Alpone, compiendo un sorprendente, quanto affascinante percorso nel tempo.
L’origine dei fossili
All’inizio dell’Era Terziaria (50-60 milioni di anni fa) il territorio attuale di Bolca era rappresentato da un vasto litorale lagunare, ai margini del grande Mare della Tetide, con una serie di bacini poco profondi, dalle acque calme e molto salate, chiusi da atolli corallini su cui dominava una natura esuberante, con clima, vegetazione e fauna tipici dei mari tropicali.
Particolari fenomeni naturali non ancora ben definiti (eruzioni vulcaniche, eccezionale sviluppo di plancton, o altro) provocarono la morte dei pesci in mare aperto, trasportati poi dalla corrente nei bacini e depositati sul fondo, dove furono ricoperti da sabbia finissima. La formazione della catena alpina li “spinse” quindi a questa altezza, dove oggi vengono ritrovati, assieme a resti di piante, fiori, frutti ed animali (tartarughe, coccodrilli) che vivevano sugli isolotti circostanti.
Le località fossilifere
Le principali sono la Pessàra, il Postale, il Vegroni ed il monte Purga (Eocene Medio), che insieme formano un formidabile “parco paleontologico”, ben completato da Spilecco (Paleocene).
Pessàra (m.600): nella valle del Fiume (o dei Cherpa), è la più nota. Qui si è scavato per secoli in galleria, riportando alla luce migliaia di pesci fossili, dal colore ambrato, in eccezionale stato di conservazione.
Postale (m.677): altro giacimento di grande valore scientifico, dove sono state effettuate le ultime campagne di scavi, che hanno portato a formidabili scoperte, mentre in passato era noto soprattutto per brachiopodi, gasteropodi e crostacei.
Vegroni (m.750): da qui provengono palme e tartarughe marine. Siamo nella zona ricca di lignite.
Monte Purga (m.933): cono vulcanico con frequenti strati a palmizi, in cui si trovano coccodrilli e tartarughe marine e terrestri. Numerose le gallerie per l’estrazione della lignite. Il famoso “coccodrillo” (copia al Museo) fu trovato nella miniera della “Purgheta” nel 1946.
Spilecco (m.880): località di notevole interesse scientifico (nella scaglia cretacea si trovano denti di squalo, nummuliti, etc.), situata poco più a nord del paese.
Nel territorio esistono altre località fossilifere utilizzate in passato, ma ora abbandonate. Complessivamente sono state portate alla luce circa 250 specie di pesci e di altri animali ed altrettante di piante.
L’estrazione e la famiglia Cerato
Da 500 anni i fossili vengono regolarmente estratti dalle cave di Bolca con un processo che è andato evolvendosi nel tempo. Dalle prime scoperte, sporadiche e casuali, si è passati ad una ricerca meticolosa da parte di studiosi ed appassionati nel 1600 e nel 1700, quando collezionare fossili era diventata una sorta di “status symbol”.
Tra i proprietari delle cave spiccano i nomi dei conti Gazzola (parte della collezione fu requisita da Napoleone che la fece portare a Parigi, parte andò a formare il nucleo centrale del Museo di Scienze Naturali di Verona) e del conte Scipione Maffei, prima di arrivare alle famiglie locali dei Rigoni e dei Cerato.
Quest’ultima, impegnata nell’estrazione da quasi tre secoli, si è guadagnata notorietà mondiale grazie ad Erminio e Massimiliano Cerato, ai quali si devono i grandi ritrovamenti effettuati nell’ultimo secolo. Nella casa-museo dei Cerato è possibile arricchire la visita con altre informazioni sulla storia degli scavi, sui reperti fossili e sulle metodologie seguite per la ricostruzione e la conservazione.